QUALCHE TEMPO FA
Le mani sulla città, Napoli 1963: metafora e profezia. Leone d'Oro a Venezia, il film di Francesco Rosi è il miglior esempio di cinema verità mai realizzato nel e sul nostro paese. Opera potente che apre il sipario sui teatrini dell'amministrazione pubblica. Speculazioni edilizie, corruzione, compravendita di voti e conflitto d'interessi la fanno da padrone. A mezzo secolo da Le mani sulla città cambiano nomi e geografie politiche ma restano i buoni e i cattivi, distinti e riconoscibili, in un’Italia tronfia della sua miscellanea qualunquista. Salvatore Giuliano, Il caso Mattei, Cristo si è fermato ad Eboli, questo è Francesco Rosi: cinema e memoria di un paese edificato sull'oblio. Vedere il film cinquant’anni dopo riproduce come un’eco le parole di Giuseppe Tommasi di Lampedusa: «Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra». TRISTEMENTE PROFETICO.
CHE TEMPO CHE FA
Tutto tutto niente niente, Viva l’Italia, Commedia sexy... inutile dilungarsi su certo cinema utile solo ad arricchire buona parte dei corruttori/produttori italiani. Basta assolvere commedie, o sedicenti tali, che raccontano un paese cialtrone e criminale, felice di esserlo. Basta giornali, showman, ed “insospettabili” del sistema mediatico assoldati per dare risonanza a tutto questo. Non servono 1000 battute: DI QUESTO CINEMA NE FAREMMO SINCERAMENTE A MENO!
dalla rubrica MILLE E PIU' NON REPLICO pubblicata su UMBRIA NOISE n.11